Ci troviamo a Genova nella seconda metà dell’Ottocento, Andrea Costa inizia a commercializzare olio di oliva e tessuti dalla Sardegna alla Liguria, e si pone un obiettivo: specializzarsi nell'acquisto di olio di oliva grezzo nei Paesi del Mediterraneo ed esportarlo oltreoceano sotto il marchio Dante, che nasce ufficialmente nel 1898.
La potente famiglia industriale genovese, però, cambiò gradatamente pelle: nel 1985 vendette l’Olio Dante al colosso olandese Unilever che, disamorandosi dell’olio nel 2008, lo rivendette al gruppo spagnolo SOS-Cuetara, che a sua volta lo cedette nel gennaio 2009 agli Oleifici Mataluni di Montesarchio. Dopo 24 anni, il marchio era tornato finalmente in Italia grazie a Mataluni, un imprenditore visionario che gli affiancò alcuni marchi celebri sulle tavole delle famiglie italiane: gli oli Topazio, OiO, Lupi, Olita e altri marchi minori, come GiCo. Questo processo di espansione ebbe però, inevitabilmente, forti costi.
Nel 2013, in una fase storica complessa per i mercati finanziari la Società si trovò in difficoltà a causa del calo dei profitti e di un indebitamento finanziario molto elevato accumulato nella fase di espansione. In quel momento, Mataluni si rese quindi conto di non avere all’interno dell’azienda le competenze per gestire un processo di ristrutturazione al meglio e decise di aprire il capitale della Società ad un investitore istituzionale.
Per questo motivo nel cammino di Olio Dante s’inserisce Oxy Capital, investitore istituzionale specializzato nei turnaround aziendali e diretto da due ex partner McKinsey, Stefano Visalli ed Enrico Luciano, quest’ultimo anche docente di finanza aziendale al Politecnico di Torino e da allora amministratore delegato di Olio Dante.
Le attività dell’azienda proseguono e puntano all’incremento della redditività industriale ai vertici dei margini caratteristici del settore. Tra le sfide future rientra anche la focalizzazione sulla certificazione dei prodotti e sul sostegno continuo della crescita dell’azienda, favorendo l’interesse di tutti gli stakeholder. L’impegno è infatti quello di perseguire il business dei marchi proprietari, sempre con un occhio all’innovazione.
“Abbiamo una gestione perfettamente armonica – spiega Mataluni – e siamo tra i pochi nel nostro settore a credere ancora nell’innovazione di prodotto. Proprio per questo, abbiamo lanciato un prodotto più economico dell’olio extravergine di oliva, che si chiama Dante ConDisano, un condimento di olio evo e oli di semi aromatizzato alle erbe mediterranee ed arricchito per fini salutistici con vitamina D”.
Nel contesto attuale, caratterizzato dall’aumento esponenziale del prezzo dell’olio, dovuto principalmente alla siccità in Andalusia che ha dimezzato la produzione di olive e fatto quadruplicare il costo della materia prima negli ultimi 50 mesi, l’azienda riconosce la necessità di difendere la qualità dell’olio evo senza perdere di vista le esigenze di risparmio dei consumatori.
illimity è intervenuta a supporto di Olio Dante per garantire la continuità aziendale con un approccio flessibile e veloce in grado di cogliere fin da subito le esigenze dell’impresa. In una prima fase, con un’operazione a medio-lungo termine per favorire il raggiungimento di una soluzione riguardo alla ristrutturazione del debito grazie alle proprie competenze interne in ambito restructuring.
Contestualmente, illimity ha inoltre potuto supportare l’azienda utilizzando lo strumento del factoring, che ha permesso una gestione ottimale della cassa. L’approccio sartoriale della banca, frutto di una combinazione di tecnologia e “human touch” ha permesso a illimity di affiancare l’azienda come partner per uno sviluppo di medio-lungo periodo e raggiungere l’obiettivo sfidante del risanamento completo della società e il suo ritorno in bonis.